venerdì 29 maggio 2020

STEP #21, "Tutelato"

L'evoluzione della tecnica umana è sempre stata frutto di miglioramenti di un qualcosa che c'era prima, ma senza copiare. A protezione dell'originalità delle scoperte fu sviluppato il brevetto, che permette di reclamare e proteggere la proprietà intellettuale di qualcosa che si è inventato.

Per la catalogazione sono stati sviluppati tanti brevetti, molti dei quali raccolti sul sito Google Patents: uno dei più utili e innovativi è il brevetto dal codice US7013290B2, registrato il 27 luglio 2002 negli Stati Uniti. Il brevetto, ad opera di John Allen Ananian, descrive un catalogo digitale aggiornato in diretta dei rifornimenti di vari negozi, che permette ai clienti finali tanto quanto agli esercenti di orientarsi in base alle esigenze e alla disponibilità, permettendo anche l'acquisto con rilascio di ricevuta, per poi ritirare l'articolo in un secondo momento.

Leggendo questo brevetto a distanza di 18 anni, l'idea sembra quasi profetica della formula "ordina ora e ritira in negozio" proposta da vari siti di catene di vendita al dettaglio, soprattutto di elettronica e libri, i quali permettono anche di controllare in tempo reale la disponibilità di un certo articolo nei vari negozi della compagnia.

STEP #20, "Materia"

Con quale materiale si può identificare la catalogazione? Senza timore di smentita, è semplice riconoscere nella carta il supporto ormail millenario per i cataloghi.

Una volta abbandonata la scrittura su argilla e pergamena comuni nei periodi in cui la catalogazione era ancora in fase embrionale, qualsiasi catalogo della restante (e florida) parte della storia della catalogazione è stato redatto su carta, inizialmente scritta a mano e poi, negli ultimi secoli, stampata, per accrescere ancora di più l'universalità e l'ordine del catalogo, svincolatosi dai problemi della scrittura a mano, quali differenze di calligrafia e imprecisioni.

Nel futuro la carta continuerà ad essere il supporto privilegiato per i cataloghi? Personalmente ne dubito, ormai il digitale sta stravolgendo il ruolo del supporto fisico per la scrittura e l'immagazinamento dei dati, relegando la carta a ruoli più marginali ma, almeno nel breve periodo, ancora insostituibili del tutto.

Catalogo storico della nota produttrice di orologi Rolex, stampato su carta lucida

mercoledì 27 maggio 2020

STEP #19, "Una scienza"

La catalogazione si basa su un metodo scientifico e metodico di organizzazione degli articoli. Questo metodo, come spiegato nella pagina web Teknoring, può arrivare ad essere definito come una vera e propria scienza:

"L’atto scientifico della catalogazione è da intendersi, dunque, come raccolta organizzata, registrazione, descrizione e classificazione del maggior numero di informazioni su ogni tipologia di bene culturale, che consente un sistematico rilevamento dei beni presenti sul territorio nazionale, sia di proprietà del demanio o di enti pubblici o ecclesiastici, che di proprietà privata."

Dalla definizione data si evince che, per le sue caratteristiche di organizzazione e la metodicità nello studio preliminare nella stessa, la catalogazione può essere intesa come una vera e propria scienza. 

martedì 26 maggio 2020

STEP #18, "Cronaca"

Il catalogo, essendo un oggetto di uso comune, appare spesso nella cronaca giornalistica.
Di seguito, viene riportato un articolo del giornale Reoubblica del 25 aprile 2020, in cui si parla dell'iniziativa di quattro musei britannici di rendere fruibili online e gratuitamente i loro cataloghi, con tanto di interviste ai protagonisti e approfondimenti.

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2020/04/25/benvenuti-alla-tate-il-catalogo-e-questoRobinson29.html?ref=search

lunedì 25 maggio 2020

APPROFONDIMENTO - "Database di sogni"

I sogni sono da sempre argomento di studio di tutte le più grandi menti umane. Ritenuti premonitori, vizi della mente, o precise indicazioni sulla psiche come teorizzò Sigmund Freud, essi sono un elemento onnipresente nella nostra vita: nessuno può dire di non aver mai fatto un sogno.

Nel XXI secolo anche l'analisi di un sogno si è evoluta: grazie alla piattaforma Dreamboard, ogni persona può raccontare un sogno fatto che, grazie all'algoritmo di catalogazione in varie macroaree e successive sottocategorie sviluppato dal professor Bruno Bara dell'Università di Torino, viene inserito in un database contenente più di 164.000 sogni, contribuendo alla ricerca sull'interpretazione e la ricorrenza dei sogni, come quasi un prosieguo moderno della somma opera di Freud.

Schermata iniziale della pagina Dreamboard

Sitografia:
https://www.wired.it/internet/web/2013/11/29/dreamboard-il-database-online-dei-sogni/?refresh_ce=

mercoledì 20 maggio 2020

STEP #17, "Alfabetico"

Si riporta di seguito una lista di parole correlate alla catalogazione, una per ogni (o quasi) lettera dell'alfabeto

A come  (catalogo) artistico
come   biblioteca
come   catalogo SBN
come   Dewey
come   Editto Pacca
come   Historia Coelestis Britannica
come   Libro delle stelle fisse
come  Montgomery Aaron
come   Nomenclatura di Flamsteed
come   ordine alfabetico
come    Panizzi Antonio
come   (catalogo) ragionato
come    (catalogo) stellare
come   Tolomeo il Filadelfo
come   Umberto Eco

sabato 16 maggio 2020

STEP #16, "Testimonial"

Anche nella catalogazione, come in tante attività umane, si possono trovare persone che rappresentino al meglio l'argomento di interesse, riuscendo a diventare anche modelli per chi volesse seguire i loro passi.
Il testimonial scelto per la catalogazione è Antonio Panizzi, un bibliotecario e bibliografo italiano (nonché senatore del Regno d'Italia) del XIX secolo. Nel 1856 divenne direttore del British Museum di Londra, ma il suo contributo più grande alla catalogazione fu reso pubblico nel 1841, quando insieme a dei suoi colleghi britannici pubblicò 91 Regole per la compilazione del catalogo, che rappresentò la prima teorizzazione rigorosa del metodo di classificazione dei libri.

Panizzi realizzò per la catalogazione una rivoluzione simile a quella galileiana per la scienza, trasformando una pratica empirica e limitata alla bravura del bibliotecario inn un metodo scientifico, schematico e rigoroso, che non facesse distinzioni sulla biblioteca in cui ci si trovava o sul parere personale del bibliotecario.


Prima pagina delle 91 Regole
Antonio Panizzi (1797-1879)





















Sitografia:
Panizzi e le 91 regole: http://www.historyofinformation.com/detail.php?entryid=2426
Antonio Panizzi: https://www.migrer.org/storie/antonio-panizzi/

venerdì 15 maggio 2020

STEP #15, "Nel Novecento"

Nel "Secolo Breve" ci furono svariati cambi nella società, e uno di essi implicò direttamente la catalogazione.

Con la stesura dei Princìpi di Parigi nel 1961, l'IFLA (Federazione Internazionale delle Associazioni e Istituzioni Bibliotecarie) decise dei criteri universali per la catalogazione delle opere.
Il contenuto e le finalità del testo si possono riassumere in 12 punti cruciali:
  1. Scopo della definizione dei Principi (introduzione)
  2. Funzioni del catalogo 
  3. Struttura del catalogo
  4. Tipi di schede (schede principali, aggiuntive, ecc.)
  5. Uso di più schede (casi di ambiguità di dati)
  6. Funzione dei diversi tipi di schede 
  7. Scelta dell'intestazione uniforme (criterio uniforme per definire dati di eguale provenienza)
  8. Opere di un solo autore (riconoscibilità di un autore)
  9. Schede sotto enti (opere che, nonostante firmate, vanno ricondotti a enti comunitari)
  10. Più autori (riconoscimento dell'autore principale)
  11. Opere schedate sotto il titolo (opere con autore incerto o con tre o più autori di cui nessuno principale
  12. Parola d'ordine per i nomi di persona (uso di una sola versione di un nome, evitando traslitterazioni e traduzioni)

Seymour Lubeztky, coordinatore della Conferenza di Parigi del 1961



domenica 10 maggio 2020

APPROFONDIMENTO - "Mal d'archivio"

Nel saggio "Mal d'archivio: un'impressione freudiana" di Jacques Derrida viene evidenziato un problema della moderna società digitale: la cosiddetta archive fever.
Negli ultimi decenni, si è passati da l'accumulo di informazioni da parte di enti qualificati e preparati alla possibilità per chiunque sia dotato di un PC o di uno smartphone di accumulare foto, documenti, informazioni e dati. Tutto d'un tratto la società si è trasformata in un enorme gruppo di accumulatori seriali, più o meno legittimi, convinti di poter riordinare e accatastare tutto ciò che vogliono, generando un'enorme mole di dati, spesso insignificanti o scollegati fra loro, che gravano sulle spalle di chi agisce in questo modo e chi viene influenzato da questi individui.
Scollegandosi dall'aspetto prettamente legato alla catalogazione, si può anche dedurre che questa "perdita di legittimità" di chi accumula e ordina dati per vie ufficiali possa aver contribuito in qualche modo all'ascesa delle teorie complottistiche e delle fake news, spesso supportate da dati fasulli o privi di collegamento logico tra loro, uniti da legami forzosi e viziati più che altro dalla necessità di fare notizia o di screditare qualcuno, piuttosto che raccontare la verità.   

Copertina del saggio di Jacques Derrida


Sitografia:

sabato 9 maggio 2020

STEP #14, "Nell'Ottocento"

L'Ottocento è stato per il mondo un secolo tumultuoso e ricco di avvenimenti. Non è stato da meno il catalogo, che per la prima volta è arrivato a una diffusione ampia e capillare.

Dopo le guerre napoleoniche, vari stati avvertirono la necessità di istituire cataloghi ufficiali per le proprie opere d'arte, in modo da evitare che venissero trafugate da altri paesi nemici. Il primo stato italiano a farlo fu lo Stato Vaticano, nel 1820, attraverso l'Editto Pacca, che sarà d'ispirazione per il neonato Stato Italiano, che nel 1870 fece in modo che tutti gli enti museali, gallerie, e altri organi stilassero i cataloghi delle loro opere e li consegnassero alle Prefetture, facendo sì che lo Stato avesse il pieno controllo dei beni culturali custoditi.

Sempre nel XIX secolo il catalogo divenne uno strumento di mercato: come si è già parlato nell'approfondimento sui cataloghi commerciali, nella seconda metà del secolo si svilupparono i cataloghi di vendite, prima in Inghilterra per meno di alcuni artisti, poi in tutto il mondo da parte dei negozi, che avvertirono la necessità di arrivare a una fascia di pubblico che andava allargandosi sempre più, grazie alla crescita della middle-class.

Prima pagina dell'Editto Pacca del 1820, volto a istituire cataloghi dei beni artistici in tutto lo Stato Pontificio

venerdì 8 maggio 2020

STEP #13, "Nel Settecento"

Nel XVIII secolo l'evoluzione del catalogo passò attraverso due momenti fondamentali.

Il primo, nella seconda decade del secolo, fu la pubblicazione da parte di Edmond Halley (a quanto pare senza l'autorizzazione dell'autore) della Historia Coelesetis Britannica di John Flamsteed, che introdusse un metdodo di catalogazione dei corpi celesti sistematico, meno machiavellico della nomenclatura seicentesca di Bayer. La cosiddetta Nomenclatura di Flamsteed è utilizzata ancora oggi per alcuni corpi celesti, come ad esempio 51 Pegasi e 61 Cygni.

Il secondo passaggio cruciale del secolo fu la comparsa in Italia dei primi cataloghi artistici, di cui si hanno attestazioni verso la fine del Settecento ai Musei Vaticani e alla Galleria di Mantova, poli artistici cruciali per la storia italiana.

Pagina della Historia Coelestis Britannica, nella quale si descrive la stella 3 Cas