lunedì 6 aprile 2020

STEP #07, "In versi"

Nella poesia, il catalogo viene citato dalla poetessa polacca Wisława Szymborska (1923-2012) nella sua composizione "Reciprocità", che si sviluppa intorno al gioco logico della necessità di avere un qualcosa per arrivare a un oggetto, una sensazione o un'azione dello stesso tipo di quella necessaria. Il primo verso della poesia fa proprio riferimento all'esistenza di cataloghi di cataloghi, per evidenziare la necessità di avere ordine anche fra gli stessi cataloghi, a causa della loro varietà.

Ci sono cataloghi di cataloghi.
Poesie sulle poesie.
Drammi su attori recitati da attori.
Lettere a causa di altre lettere.
Parole per spiegare parole.
Cervelli intenti a studiare il cervello.
Tristezze contagiose come una risata.
Carte che provengono dal macero di carte.
Sguardi veduti.
Casi declinati secondo i casi.
Fiumi grandi con serio contributo dei piccoli.
Boschi ricoperti di bosco fino al ciglio.
Macchine adibite a fabbricare macchine.
Sogni che all'improvviso ci destano dai sogni.
Salute necessaria per tornare in salute.
Tanti scalini a scendere quanti sono a salire.
Occhiali per cercare occhiali.
Respiro che inspira e espira.
E almeno una volta ogni tanto
ci sia l'odio dell'odio.
Perché alla fin fine
c'è l'ignoranza dell'ignoranza
e mani reclutate per lavarsene le mani.

Wisława Szymborska, "Reciprocità"


Mani che disegnano, Maurits Cornelis Escher, 1948


Sitografia:
Wikipedia (Wisława Szymborska)

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